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DALLA RABDOMANZIA ALLA GEOBIOLOGIA, individuazione delle zone geopatogene per la progettazione bioecologica

DALLA RABDOMANZIA ALLA GEOBIOLOGIA, individuazione delle zone geopatogene per la progettazione bioecologica

di Pier Prospero, relazione fornita ai corsisti per la lezione tenuta al Corso Nazionale di Bioarchitettura 1° Livello, sede di Lecco, nel 1996

  1. Dalla Rabdomanzia alla Geobiologia
    1.1. rabdomanzia e ricerca degli scorrimenti acquiferi

    1.2. il concetto di geopatia
  1. Il rabdomante come uomo-antenna
  1. Geobiologia e Bioarchitettura
    3.1. studio preventivo del terreno o dell’abitazione

    3.2. rapporto tra Geobiologo e Bioarchitetto nella progettazione

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Dalla Rabdomanzia alla Geobiologia

La Rabdomanzia (divinazione con la bacchetta) è un’arte antica come l’uomo: nelle aree non ricche di fiumi era una capacità legata alla necessità di trovare l’acqua da bere nei lunghi spostamenti e ancora oggi ne fanno uso gli aborigeni australiani ed altre popolazioni “antiche”.
Gli individui dotati di questa capacità erano molto frequenti e presenti in ogni piccolo gruppo umano.
Con il passare del tempo e il mutare delle condizioni ambientali questi individui si “specializzarono” creando la figura dello sciamano (dal sanscrito “sra-mana” uomo ispirato dagli spiriti) che era l’intermediario tra  il gruppo umano e gli “spiriti” (o energie del luogo) e il “Grande Spirito” (o energia dell’universo).
Gli sciamani divennero anche guaritori poichè intuirono la relazione tra lo squilibrio energetico (lo spirito negativo) e la malattia, si trasmisero le conoscenze e “il potere” di generazione in generazione e agli albori dell’attuale civiltà spesso occuparono posti di comando e di responsabilità assommando anche la funzione di capo del gruppo umano (fino all’illuminismo anche in Europa ai re era attribuito – ormai a torto – il potere taumaturgico della guarigione).
La primitiva funzione utilitaristica di trovare acqua da bere per il gruppo umano cui si appartiene si confonde quindi con tutte queste successive attribuzioni senza però mai venir meno e si tramanda fino a noi anche se, negli ultimi due secoli in occidente la “Scienza” per interesse o per ignoranza ha negato questa possibilità nonostante che all’inizio molti esponenti delle ricerche scientifiche fossero segretamente degli alchimisti e dei ricercatori “energetici”.
Così invece di investigare sulle cause di queste capacità genetiche e di studiare sistemi per il loro massimo utilizzo si è preferito cercare l’acqua studiando gli strati geologici, indagine molto utile alla conoscenza della formazione della crosta terrestre e alle sue attuali caratteristiche che prima mancava, ma che purtroppo non consente l’individuazione precisa degli scorrimenti acquiferi per i pozzi.
A livello accademico e dei mass-media sono prevalenti le posizioni scettiche che negano completamente ogni possibilità di rabdomanzia e invocano il “puro caso” quando sono messi di fronte ai successi dei rabdomanti.


Rabdomanzia e ricerca degli scorrimenti acquiferi

Ma quando si va a indagare nella pratica si vede che industriali, piccoli Comuni, agricoltori e privati che necessitano di approvvigionamenti idrici propri ricorrono molto spesso ai rabdomanti, anche in accoppiata con i geologi, e che tutte le ditte di perforazione quando sono in difficoltà utilizzano la consulenza di un rabdomante.
Questo perchè a livello popolare l’interesse per l’individuazione dei punti adatti allo scavo dei pozzi in maniera economica e sufficientemente efficace ha sempre prevalso sulle costose e casuali perforazioni di ingegneri e geologi.
Si è creata quindi questa dicotomia del negare in pubblico e dell’utilizzare in privato la rabdomanzia che soprattutto nel nostro Paese fa fatica a lasciare lo spazio alla ricerca scientifica in tal senso.
Quello che nel frattempo è venuto in soccorso alla rabdomanzia sono le nuove acquisizioni della fisica moderna post-einsteiniana e in special modo le ricerche sulle particelle subatomiche, la biofisica e le sue applicazioni come la camera Kirlian, le ricerche di W. Reich negli Stati Uniti e la definizione della realtà attualmente accettata dagli scienziati, ma accortamente non divulgata per il suo carattere dirompente rispetto alle “leggi “ scientifiche fin qui codificate, in cui tutto è energia a vari stadi di concentrazione.
Questa definizione, e l’assioma che l’energia non si disperde ma solo si trasforma, traducono in linguaggio moderno la sapienza antica dei Veda e delle civiltà orientali.
E’ stato codificato addirittura il concetto che l’osservatore fa parte dell’esperimento e lo condiziona e che ogni modificazione dell’energia in un punto si riflette su tutta l’energia, concetti teorizzati dal Buddismo da più di 2000 anni e che, tra l’altro sono molto utili come supporti filosofico-scientifici del pensiero ambientalista.
Questo fa sì che si possano individuare i fondamenti e i presupposti del funzionamento dell’energia e della sua captazione e decodificazione.
Occorre però la conoscenza scientifica e la consapevolezza della propria energia e delle sue caratteristiche per poter capire cosa avviene quando si percepiscono fenomeni energetici e per capire di che natura essi siano.
A questo scopo è stata codificata una disciplina, chiamata Geobiologia, che studia la biosfera nei suoi aspetti energetici e in particolare le interazioni tra il pianeta e la vita, con speciale riguardo alla specie umana. Essa comprende la rabdomanzia come branca principale e fondamentale, oltre alla individuazione e allo studio degli altri campi di energia naturali e artificiali.

Il concetto di geopatia

La Geobiologia studia e ricerca pur sempre partendo dalla rabdomanzia, ma allargando i suoi interessi anche ad altri fenomeni, naturali come i cosiddetti reticoli cosmo-tellurici, o artificiali come i campi magnetici tecnici, fenomeni che possono provocare scompensi energetici e quindi patologie, per cui è stato denominato geopatologia lo stato di malattia causato dall’esposizione a questi fenomeni energetici naturali o artificiali.
Nata nei primi anni del secolo, la Geobiologia è da sempre legata alla medicina, alla cura e alla prevenzione, perchè il suo scopo ultimo è quello di non incorrere in disturbi energetici che possono provocare geopatologie cioè patologie dovute a fenomeni energetici del pianeta (Gea = terra).
Nel secolo dei campi di energia e delle teorie sulla relatività, la Geobiologia si è occupata naturalmente di energie, da quelle cosmiche con Lakhovsky a quelle telluriche con Hartmann.
Gori negli anni trenta e Capineri negli anni cinquanta del novecento sono stati tra i primi ricercatori italiani in Geobiologia, iniziatori di quegli studi sulla patologicità di alcune situazioni idrogeologiche che, unitamente a quanto prodotto sui reticoli energetici e sulle zone perturbate per opera soprattutto di G. Lakhovsky, G. von Pohl, J. Picard, Cody e più recentemente di E. Hartmann e di altri ricercatori, hanno permesso di raggiungere l’alto livello di conoscenza in materia disponibile oggi in Europa.
Un importante contributo di questi studiosi è lo sviluppo della ricerca nell’ambiente energetico sottile, ricerca che spesso risulta indispensabile per spiegare alcuni fenomeni naturali, tra i quali l’insorgere di patologie anche gravi, e che permette di contribuire alla conoscenza dell’ambiente e alla prevenzione.
Le geopatologie sono dovute alla lunga esposizione a fenomeni energetici non biocompatibili, quindi vi è di fondamentale importanza anche il fattore tempo di esposizione oltre all’intensità dell’emissione energetica.
La loro azione si esplica soprattutto minando le difese e cioè a livello di sistema immunitario per cui la patologia specifica sarà dovuta alla combinazione tra le caratteristiche genetiche e caratteriali del soggetto e la zona di influenza dell’energia geopatogena sul corpo.
Si hanno perciò svariate sintomatologie e diverse malattie tra cui le più gravi e purtroppo anche le più ricorrenti sono i tumori oltre a gravi malattie degenerative come le sclerosi e l’Alzheimer.
Le due manifestazioni geologiche oggetto dell’arte rabdomantica per eccellenza sono gli scorrimenti acquiferi e le faglie geologiche.
Mentre le faglie sono sempre molto nocive quale che sia la loro tipologia, solo alcuni scorrimenti acquiferi sotterranei sono molto nocivi anche se nella maggior parte dei casi le acque che scorrono nelle falde artesiane emanano un particolare campo di energia non biocompatibile e quindi nocivo dovuto secondo alcuni alla presenza di sali disciolti, allo sfregamento contro le molecole dei materiali di contenimento e alla conseguente produzione di un fenomeno elettrico e magnetico.
Quando sboccano in superficie tali acque spesso non sono più nocive, ma possono essere utili come acque curative in quanto ferruginose, sulfuree, ecc.
In ogni caso è stata ampiamente dimostrata già negli anni trenta la correlazione statisticamente rilevante tra patologie gravi e faglie geologiche o vene d’acqua geopatogene poste sotto la verticale del letto dei malati.
In questo senso il moderno rabdomante, che pone la rabdomanzia come una branca della Geobiologia, oltre ad essere uno specialista delle ricerche idriche e delle perforazioni, agisce per la prevenzione delle geopatologie in stretto collegamento con i medici che seguono la medicina naturale e con i bioarchitetti.

Il rabdomante come uomo-antenna

La peculiarità dell’intervento del Geobiologo come nuova figura professionale è la ricerca biofisica delle zone geopatogene e della disposizione dei reticoli energetici.
La base di questa ricerca è data dalla rilevazione delle faglie e delle vene acquifere geopatiche che sono formazioni geologiche nocive alla salute umana e a quasi tutti i viventi per l’emissione di energia fortemente non biocompatibile.
Non tutte le vene acquifere sono nocive, infatti sembra esservi una relazione tra la portata, la velocità e la pressione per cui ad esempio le vene superficiali, utili per i pozzi di quando l’acqua non era ancora inquinata, quasi mai sono geopatiche mentre le fvene in pressione lo sono quasi sempre così come le vene termali.
Di qui la necessità che, oltre ad essere sensibile all’acqua, il rabdomante attuale sappia distinguere bene il tipo di vena che ha rilevato rispetto alla sua geopaticità, e che perciò conosca le basi dell’idrogeologia e la casistica medica legata agli effetti della permanenza sulla verticale delle vene d’acqua sotterranee, trasformandosi quindi in Geobiologo.
Per operare in Geobiologia con il metodo scientifico e cioè con ricerche e rilevazioni ripetibili e verificabili, occorre di fatto avere la verifica di quello che si percepisce e questo riscontro viene dato in primo luogo proprio a livello rabdomantico per il semplice motivo che se l’acqua percepita c’è realmente si può trovare perforando e quindi non vi possono essere dubbi sulla capacità o meno di correlare la percezione avuta alla vena d’acqua sotterranea.
In secondo luogo la verifica si ottiene dalla ripetizione in cieco delle rilevazioni su uno stesso posto, dove è stata già trovata l’acqua, da parte di vari ricercatori all’oscuro dei reciproci risultati.
Se i rilevatori sono esperti rabdomanti e geobiologi consapevoli che lavorano sulla propria energia e sono aggiornati culturalmente, in occasione di queste verifiche si avranno riscontri positivi e questo permetterà di ritenere valide anche le altre rilevazioni da loro compiute.
Se l’acqua c’è nessuno lo può negare e questo è un dato di realtà che solo pochi scienziati si ostinano a non voler vedere costringendo i rabdomanti più seri e preparati a depositare le perizie idriche dal notaio prima della perforazione in modo da garantirsi dalle detrazioni compiute poi da chi, invece che apprezzare queste capacità e studiare il loro miglior utilizzo, con la fama acquisita nei mass-media e dalla sua posizione influente nega la realtà ricorrendo a espedienti poco seri.
Questa concretezza della rabdomanzia ha fatto sempre sì che nella necessità se ne servissero anche i governi e non solo i singoli cittadini, così hanno fatto ad esempio la Francia in Algeria per l’acqua, il fascismo italiano e lo stalinismo russo per la ricerca di gas e petrolio.

Il biocomputer

Il Geobiologo, nell’ambito specifico della rilevazione biofisica, si comporta come un “biocomputer” che registra e decodifica la presenza di un campo energetico.
Il “biocomputer” è dato dall’integrazione energetica corpo-mente: è fornito di un sistema operativo naturale, genetico, che gli permette di percepire le alterazioni energetiche, ed ha acquisito anche un programma di consapevolezza e conoscenza che gli permette di riconoscere e selezionare le presenze energetiche e di segnalarle all’esterno.
In questo caso il “biocomputer” diventa uno “strumento” ad altissima affidabilità.
Lo “strumento” più idoneo per individuare le zone geopatogene rimane quindi il rabdomante consapevole, o Geobiologo, che con lavoro energetico su se stesso e una adeguata cultura opera con una visione olistica.
Di qui la differenza tra il Geobiologo e il rabdomante “di campagna” che cerca l’acqua per i pozzi di irrigazione e spesso non conosce l’idrogeologia né sa della presenza di altre fonti di perturbazione energetica, come i reticoli cosmo-tellurici, per cui a volte scambia la percezione di questi reticoli per quella dell’acqua in scorrimento sotterraneo provocando una percentuale di insuccessi abbastanza alta.
Inoltre spesso questo rabdomante non distingue le tipologie e la geopaticità delle falde e riconosce bene solo un tipo di acqua di cui ha potuto sperimentare la presenza.
Messo di fronte alla presenza di un altro tipo di acqua sotterranea, per esempio immessa artificialmente in tubi o ad un tipo di scorrimento diverso da quello dominante nella sua zona di residenza, può quindi facilmente non rintracciarla o sbagliarsi.
Da una parte quindi la rabdomanzia è indispensabile alla Geobiologia, ma dall’altra la rabdomanzia senza la Geobiologia non è in grado di operare in modo professionalmente ineccepibile e con pieno successo.
Cosa succede quando un rabdomante percepisce il limitare della sezione al piano del campo energetico emesso dallo scorrimento sotterraneo?
Il rabdomante si mette in risonanza con le frequenze emesse dalla vena poichè le conosce e le ricerca come si farebbe usando un sintonizzatore per captare una stazione radio di cui si conosce il tipo di trasmissioni e la lunghezza d’onda su cui avvengono.
Una volta uscito dal “rumore di fondo” ecco che il rabdomante camminando ha una reazione per cui la bacchetta che ha tra le mani (non importa di che materiale è fatta, basta che sia elastica) si impenna e dà un forte segnale in un punto: nel punto dove è situato il limite della sezione massima della vena e cioè la zona di passaggio tra acqua e materiale di confinamento.

Questo movimento differisce vistosamente da quello analogo provocato per dimostrazione volontaria dal ricercatore, infatti è un movimento muscolare inconscio e interno che ha un paragone nel movimento ondulatorio del piede delle lumache, movimento che permette a questi animali di avanzare.
Da alcuni esperimenti si può dedurre che schermando efficacemente i reni del rabdomante questi non riesce più a percepire la presenza di acqua, per cui gli organi deputati al ciclo dell’acqua all’interno del corpo sono probabilmente anche deputati alla sintonizzazione con l’energia dell’acqua esterna, sebbene il processo che permette di entrare in risonanza coinvolga inequivocabilmente tutto il corpo.
Con la medicina bioelettronica e la sua raffinatissima strumentazione è oggi possibile ottenere conferma indiretta dell’eventuale effetto delle zone geopatogene sulla salute di un paziente, per cui si può avere una verifica in doppio cieco dell’analisi biofisica svolta dal rabdomante-geobiologo sul luogo dove quel paziente ha dormito per alcuni anni.

Geobiologia e Bioarchitettura

Non si può non concordare con le parole del dott. E. Hartmann, uno dei ricercatori più importanti della moderna Geobiologia: «Profilassi, diagnostica e terapia del futuro saranno orientate verso la biofisica, il terapeuta di domani … penserà alla risonanza, ai campi di forze, ai ritmi, alle interazioni elettromagnetiche; egli conoscerà le energie polari di attrazione e repulsione, saprà riconoscere e combinare abilmente lo yin e lo yang, sarà un ‘domoterapeuta’: caso limite di una necessaria ecoterapia.»
La Geobiologia individua come naturali referenti la Bioarchitettura, le terapie bioenergetiche, la Medicina Funzionale e Bioelettronica, e con queste discipline sta impostando un dialogo e una interazione costruttiva nel campo della prevenzione e della ricerca.

Studio preventivo del terreno o dell’abitazione

Uno degli aspetti fondamentali di questa interrelazione disciplinare è lo studio preventivo del sito prescelto per edificare un’abitazione.
Questa operazione è sempre stata parte delle pratiche architettoniche sin dai tempi più antichi e pare sia consigliata e descritta anche da Vitruvio.
La Bioarchitettura prescrive perciò di effettuare un’analisi complessiva del sito, completa dell’analisi geobiologica, prima di procedere alla progettazione definitiva dell’edificio, o in un momento abbastanza precoce da permettere eventuali cambiamenti progettuali che si rendessero necessari dopo l’indagine.
Se questo non è stato possibile, si procede comunque all’indagine geobiologica per poter fornire un’adeguata consulenza sulla disposizione degli interni e degli elementi di arredo, con particolare riguardo alla posizione dei letti e delle altre aree di lungo stazionamento.
La Geobiologia ha codificato una casistica abbastanza costante di gradi di patologicità e il geobiologo dovrebbe essere in grado di effettuare la misurazione biofisica della nocività o della biocompatibilità delle energie che ha rilevato per cui, quando la situazione energetica è nota e trasposta sulla mappa del sito, si può procedere ad un’analisi e rintracciare le zone neutre o le più biocompatibili, o – nel caso peggiore – le zone meno perturbate, e sulla base di questa analisi stabilire quali possano essere le soluzioni migliori per le esigenze progettuali del caso.

Rapporto tra Geobiologo e Bioarchitetto nella progettazione

Il rapporto tra queste due figure professionali dovrebbe essere il più possibile sinergico: non si pretende che il tecnico progettista sia anche un geobiologo, ma che chieda l’intervento del geobiologo.  Però perchè il tecnico ne segua la rilevazione e comprenda le indicazioni che ne derivano deve sapere che cos’è la Geobiologia e che cosa fa e a cosa serve l’intervento del geobiologo.
Sembrerà una banalità, invece è molto importante che ci sia questo reciproco scambio per la riuscita ottimale della progettazione e della costruzione.
Normalmente questo non avviene: nel nostro Paese sono ancora troppo pochi i professionisti che alzano lo sguardo e vedono anche la Geobiologia che esiste ed è utilizzabile per la progettazione architettonica. Molto più spesso sono i committenti che contattano direttamente il geobiologo e nella maggior parte dei casi le problematiche e gli spostamenti che vengono suggeriti creano reazioni negative nel tecnico e direttore dei lavori che tendono, con la loro autorevolezza ed influenza sui committenti, a convincerli che quel tipo di argomentazioni non sono credibili perchè non accettate dalla scienza ufficiale. Tutto questo solo per non affrontare seriamente a livello progettuale i problemi che sono insorti dall’analisi geobiologica e per una assurda rivalità tra figure professionali che invece sono diverse e complementari.
Ma i committenti che spendono i loro soldi senza più capire in quale dei consulenti credere rimarranno delusi da tutti e scontenti e incerti sulle scelte, per cui si creeranno i presupposti per una cattiva pubblicità sull’operato professionale di entrambe le figure: tecnici edili e geobiologo.

Il rapporto ottimale tra tecnici edili e geobiologi è invece di collaborazione sinergica e in questo modo le indicazioni scaturite dall’indagine geobiologica possono diventare punti di forza della progettazione rendendo più appetibile il costruito o garantendo la più ampia soddisfazione dei proprietari, i quali si sentiranno orgogliosi delle scelte fatte e le utilizzeranno nella loro cerchia di conoscenze per acquisire maggiore importanza. Di conseguenza innescheranno meccanismi di imitazione con positive conseguenze sul lavoro professionale di progettazione.