METTERE IL NOME AI GATTI
Ho voluto fare una mia libera composizione ispirata alla poesia “The naming of cats” contenuta nel poemetto di Thomas Stearns Eliot “Old Possum’s Book of Practical Cats” (che io tradurrei “Libro del Vecchio Opossum sui Gatti Birboni”) perchè nel mio essere un umano io sono molto “gatto” e anch’io ho tre nomi: uno famigliare, uno ufficiale e uno imperscrutabile.
Nella poesia, Eliot – che era soprannominato “Old Possum” (Vecchio Opossum) – si pone il problema del Nome come me lo sono posto io molti anni fa quando dovetti decidere come firmare i miei articoli che sarebbero stati pubblicati avendo io un nome “anagrafico” (Piergianni) che mi fece scoprire la maestra in prima elementare, e uno “famigliare” (Pier) datomi dall’uso di mia madre nel chiamarmi.
Dalla mia meditazione profonda di quel tempo uscì di riflesso anche il mio terzo inscrutabile Nome che a voi eccezionalmente svelerò: scoprii che “Pier” nulla c’entra con Pietro, ma si tratta di un antico prefisso accrescitivo che significa qualcosa come “oltre” e si usa per indicare che il nuovo nato sarà di più, andrà oltre, il padre o il nonno. Quindi il mio Nome ineffabile effabile effanineffabile è: Oltre.
Il poemetto “Old Possum’s Book of Practical Cats”, con altro matriale che era rimasto inedito, costitusce il testo del bellissimo musical “Cats” di Andrew Lloyd Webber.
Mettere il Nome ai Gatti
È una faccenda difficile mettere il nome a un gatto,
niente a che vedere con un gioco da fare in vacanza contenti;
subito penserete che sono come un cappellaio matto
quando vi dico: un gatto deve avere tre nomi differenti.
Prima di tutto, c’è il nome che la famiglia gli porge,
Peter, Augustus, Alonzo o James, esemplarmente,
oppure Victor o Jonathan, Bill Bailey o George,
tutti nomi ragionevoli per ogni esigenza corrente.
Ce n’è di più fantasiosi se volete che abbiano un suono di cetra,
alcuni sono per i signori, altri per le signore:
come Plato, Admetus, o Electra e Demetra –
ma sono tutti ragionevoli nomi per tutte le ore.
Però vi dico, un gatto ha bisogno di un nome particolare,
un nome che gli sia peculiare, e più dignitoso,
Altrimenti come può tenere la coda perpendicolare,
o stendere i baffi, o andare in giro orgoglioso?
Di nomi di questo tipo, posso darvene un quorum,
ad esempio Munkustrap, Quaxo, o Coricopolta,
oppure Bombalurina, o anche Jellylorum –
Nomi che appartengono solo a un gatto alla volta.
Ma gira e rigira un altro nome ancora rimane,
ed è il nome che non indovinerete mai e poi mai;
il nome che non scoveranno le ricerche umane –
ma il gatto di se stesso lo sa, e non lo confessa.
Quando notate un gatto in profonda meditazione,
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
la sua mente è rapita in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
il suo ineffabile effabile
effanineffabile
profondo e inscrutabile unico Nome.
Per un confronto qui si può leggere il testo originale