COS’È UNA CLASSE DI ESERCIZI DI BIOENERGETICA – ovvero cosa non è una classe di esercizi di Bioenergetica
di Ellen Green Giammarini –
I parte –
La questione iniziale
Che cos’è una classe di Esercizi Bioenergetici?
Spesso sembra essere di tutto per tutti: uno spazio in cui provare metodi che pretendono di risvegliare la Kundalini dei partecipanti, oppure un gruppo per impegnarsi a fondo nelle tecniche Gestaltiche, o musicoterapia o arteterapia, o invece una classe in cui fare una dimostrazione di esercizi di Psicosintesi di Assagioli, o è la tribuna appropriata per persone che siano state in India per tre settimane (o più o meno) e che vogliono trasmettere ai loro compatrioti i segreti dell’Est?
Chiaramente sto sconfinando nella sfera di ciò che gli esercizi di bioenergetica non sono, alla ricerca di una risposta alla mia questione iniziale. Tuttavia, è difficile evitare tale sconfinamento, dal momento che molte attività che passano sotto il titolo di “Classi di Esercizi di Bioenergetica“, nella pratica effettiva risultano essere ciò che esse non sono.
Il presente articolo non tratta della pratica dell’Analisi Bioenergetica, che include l’analisi del carattere, ma della conduzione di classi di Esercizi di Bioenergetica, che non la implicano.
L’Analisi Bioenergetica è discussa solo con il proposito di fare paragoni ed evidenziare contrasti.
Il mio sforzo per rispondere alla domanda posta nel titolo consiste principalmente in un tentativo di chiarimento di alcune aree pratiche della Bioenergetica: che cosa si sta realmente facendo.
Il bisogno di questo impegno è nato non dal fatto che Alexander Lowen non sia stato chiaro in ciò che ha scritto e detto fino a oggi, bensì dal fatto che nell’avvicendarsi degli apporti delle sue scoperte e dei suoi contributi creativi, le acque della sua chiarezza si sono talvolta intorbidite.
Nell’area degli Esercizi di Bioenergetica il testo The Way to Vibrant Health: a Manual of Bioenergetic Excercises di Alexander e Leslie Lowen (in Italia: Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica. Manuale di esercizi pratici, Astrolabio) è notevole per la chiarezza sia della parte scritta che delle illustrazioni che contiene.
Il materiale che segue è basato principalmente sulle mie esperienze in Europa, tuttavia l’evidenza suggerisce che anche negli Stati Uniti, in alcune occasioni, i professionisti cedono alla tentazione di usare la classe di Esercizi Bioenergetici come acchiappa-tutto. Così, la questione posta nel titolo di questo articolo può essere interessante al di là dei confini europei. Anzi, come tenterò di dimostrare, è una problematica che ci porta oltre i confini delle stesse classi di Esercizi Bioenergetici, nell’area dei principi fondamentali della pratica psicoterapeutica.
Ciò ci conduce altresì a un esame di alcuni basilari precetti etici propri di questa professione.
Tra il dire e il fare…
Siccome non mancano principi stabiliti in modo lucido, sia per la teoria che per la prassi bioenergetica, e poiché le teorie sono chiare e illuminanti, il fatto che la pratica da parte dei nuovi praticanti sia scrupolosamente basata su questi principi e queste teorie è un presupposto che viene comprensibilmente dato per scontato. Tuttavia, lasciare totale libertà di scelta individuale relativamente all’imbarcarsi in un’attività operativa in questa o in qualsiasi altra area della nostra professione, insieme con la mancanza di supervisione dei contenuti o della sostanza di tali attività, una volta intraprese, significa permettere che molte distorsioni si insinuino o perfino prolifichino nel lavoro.
Nel campo della Bioenergetica, che include sia la psicoterapia che le classi di esercizi, possiamo acquisire una grande quantità di conoscenze teoriche prima di avere maturato molta esperienza pratica e/o prima di avere sviluppato un’attitudine matura nei confronti del lavoro. Laddove manca una vasta esperienza di lavoro, una salutare cautela da parte del conduttore della classe – possiamo chiamarla modestia professionale – può costituire una salvaguardia adeguata. Però tale modestia (o umiltà) raramente si accompagna con l’immaturità. Più spesso sembra prevalere l’equazione paradossale che l’ambizione esteriore cresce in proporzione diretta con l’impreparazione interiore.
Questa situazione problematica non è attenuata dal seguente fatto, che a tutt’oggi è stato dato per scontato: mentre coloro che hanno scarsa esperienza non possono praticare la terapia, nondimeno essi sono quelli che possono fare la conduzione di classi di Esercizi Bioenergetici. Quando ciò si verifica, allora le classi di Esercizi Bioenergetici sembrano offrire l’irresistibile opportunità di “saltare le tappe” della crescita professionale.
Se ho appena seguito un gruppo di terapia di qualsiasi scuola o approccio psicoterapeutico dove sono state usate tecniche sconosciute, le proverò sui partecipanti delle classi di Esercizi di Bioenergetica che ora conduco! Queste nuove tecniche non sono Esercizi Bioenergetici, né possono in molti casi essere integrate nello specifico modo di fare questi esercizi, perciò tanto meno possono essere legittimate o giustificate come parte del “mio approccio individuale” nella conduzione di una classe di Esercizi di Bioenergetica.
In gruppo per gli esercizi di bioenergetica o per l’analisi
Vi sono alcuni elementi di autentica confusione circa la natura di una classe di Esercizi di Bioenergetica.
Uno di questi, in pratica, concerne la differenza tra una classe di Esercizi di Bioenergetica e una terapia di gruppo di Analisi Bioenergetica.
Vorrei chiamare in causa commenti che ho udito in passato sull’effetto di “noia” prodotto dalle classi di Esercizi di Bioenergetica, o sul fatto che “non funzionano”.
Devo aggiungere che non solo i principianti, ma talvolta anche terapeuti riconosciuti, cedono alla tentazione di trasformare una “banale” classe di esercizi in una “eccitante” terapia di gruppo.
Qui viene messa in gioco anche l’etica professionale, perché non possiamo (eticamente) stabilire un contratto che offra ai partecipanti classi di esercizi e poi procedere a coinvolgerli in una terapia di gruppo, con tutto ciò che comporta sia per la psiche che per il corpo.
Con i conduttori che non hanno idee confuse rispetto all’area dell’etica professionale esiste un problema più intrinseco. Cioè come fare in modo che la classe di Esercizi di Bioenergetica non si trasformi in un gruppo di terapia di Analisi Bioenergetica, il che è qualcosa che può accadere contrariamente alle intenzioni e ai desideri del conduttore. Qui sono necessarie tanto la capacità quanto l’integrità professionale. Ciò comporta il fatto di avere concetti chiari riguardo allo scopo e alla natura del lavoro nelle classi di Esercizi Bioenergetici e anche la capacità di riportare il lavoro all’interno dei suoi precisi limiti.
Data la “efficacia potenziale” degli Esercizi Bioenergetici, questo non è un compito facile.
Si deve mantenere il lavoro all’interno di limiti specifici, incoraggiando nello stesso tempo il fluire dell’energia (non bloccandola) e tutto questo mentre si conduce un esercizio per, diciamo, dieci persone, piuttosto che dando istruzioni semplicemente a un singolo individuo.
Insieme con la chiarezza dei concetti è necessario sviluppare l’abilità di fare distinzioni, anche sottili, in relazione al lavoro: come nella scelta, sequenza, durata e “dosaggio” degli esercizi; e in relazione ai partecipanti: per esempio di fronte alle variazioni delle reazioni individuali agli esercizi e alla differenziazione dei ritmi e/o dei “fattori di tolleranza”.
Le qualità necessarie al conduttore
Per un conduttore di classi di Esercizi di Bioenergetica sono necessarie altre capacità e una somma di esperienza non indifferente; deve essere in primo luogo e principalmente esperto circa la propria persona in relazione agli Esercizi di Bioenergetica, deve avere consapevolezza della loro potenza e una conoscenza pratica dei principi fondamentali della Bioenergetica. Deve avere un’attitudine all’osservazione, estremamente allenata nel notare piuttosto che nel ricercare (cioè nel vedere il corpo piuttosto che nel guardare alla ricerca della struttura caratteriale), questa è un’altra qualità necessaria.
Lo scopo è quello di condurre la classe in modo creativo, consentendo ai partecipanti di vivere un’esperienza ricca e in espansione pur mantenendo una specifica struttura.
In altre parole, la flessibilità all’interno di una struttura è positiva, mentre la negazione di una struttura è distruttiva. Il risultato è la distruzione di una forma: in questo modo il caos tende a sostituirsi al contenuto. Anche l’esperienza e l’attitudine all’insegnamento sono vantaggiosi.
Ottenere questa esperienza e sviluppare queste qualità è un eccellente allenamento per il futuro terapeuta.
Così le classi di Esercizi di Bioenergetica hanno un posto – vorrei dire persino un posto essenziale – nei programmi di formazione, oltre al loro vantaggio complementare, importantissimo, di procurare un lavoro supplementare sul corpo per le persone in formazione.
Gettando uno sguardo al di là di quest’area professionale, la classe di Esercizi Bienergetici è, secondo la mia opinione, uno strumento potente di miglioramento della società contemporanea, e potrebbe anche svolgere un ruolo importante nell’area della medicina preventiva.
L’uso corrente della parola “esercizio” in Bioenergetica può portare a qualche confusione e infatti deve essere capito in modo chiaro. Perché ciò che è un esercizio in una classe di Esercizi di Bioenergetica, quando è usato in un contesto diverso e a un differente livello, come in una seduta terapeutica di Analisi Bioenergetica, diventa una tecnica terapeutica – e una tecnica potenzialmente efficace per tale scopo.
Così, in effetti, se si permette agli allievi di condurre classi (classi per il pubblico non soggette alla supervisione degli insegnanti) prima di avere la sufficiente formazione, si mettono nelle loro mani delle potenti tecniche terapeutiche, con l’incoraggiamento a usarle prima che siano qualificati a farlo.
Il conduttore della classe, nell’uso degli esercizi deve operare l’equivalente della valutazione fatta dal terapeuta nei riguardi dell’utilizzazione di una tecnica potenzialmente efficace o meno e/o del limite entro cui usarla, precisamente perché gli esercizi non devono essere impiegati come tecniche terapeutiche potenti. Cioè devono essere contenuti entro certi limiti.
C’è un percorso sottile per muoversi nelle classi di Esercizi Bioenergetici senza trasformale in ciò che non sono.
Gli Esercizi di Bioenergetica possono anche essere usati come esercizi per sé nelle sessioni di terapia individuale e di gruppo, per esempio per aiutare nel processo di radicamento.
Li usiamo come esercizi (per se stessi) nel lavoro che facciamo sui nostri propri corpi per tutta la nostra vita come psicoterapeuti praticanti, o semplicemente come esseri umani dediti a ciò che Lowen chiama “la verità del corpo” (1989).
Poiché il nostro lavoro nella Bioenergetica è finalizzato alla pienezza – al conseguimento della nostra totalità di esseri umani – deve sempre essere fondato su questa verità. Infatti il dottor Lowen ha sottolineato che “Ritornare alle origini (…) è un’affermazione del nostro riprendere a dedicarci a questa verità fondamentale” (ibid). Egli ha altresì affermato con una frase semplice e vivida che “il corpo è la persona” (1984).
La persona compiuta è quella che è in contatto con entrambe: le sensazioni e le emozioni. Ed entrambe – emozioni e sensazioni – sono localizzate e talvolta rinchiuse nel corpo. E lo specifico proposito degli Esercizi di Bioenergetica è quello di aiutare a sbloccare l’energia intrappolata o confinata all’interno del corpo e accrescere la mobilità ai livelli muscolare ed emozionale.
Le classi di Esercizi di Bioenergetica condividono questa finalità con l’Analisi Bioenergetica, alcuni dei mezzi utilizzati sono i medesimi (vale a dire gli Esercizi Bioenergetici!) ma il loro uso nelle classi differisce da quello fatto in terapia.
Quando lavoriamo bioenergeticamente entriamo inevitabilmente nell’arena di soma e psiche, ma come conduttori di classi non ci impegniamo in psicoanalisi, anche se le nostre qualifiche professionali ci abiliterebbero a farlo. Il nostro intervento nell’area psicologica è chiaramente più limitato.
Al tempo stesso, come ho imparato conducendo classi di Esercizi Bioenergetici per partecipanti che non erano in terapia, è proficuo e incoraggiante vedere in che misura le persone che vivono nella società contemporanea e che soffrono dei mali dei giorni nostri possano trarre beneficio da questa specifica modalità di lavoro bioenergetico. Perciò, ovviamente, in una genuina classe di Esercizi di Bioenergetica non possiamo sfuggire alla priorità del lavoro sul corpo.
Ogni professionista nel campo della Bioenergetica sa che cosa sia un Esercizio Bioenergetico. Perciò, la domanda pertinente a questo punto si incentra in realtà sui suoi specifici usi nelle diverse circostanze.
Qual è la modalità, la portata, l’intensità, il metodo d’impiego degli Esercizi Bioenergetici nei differenti contesti?
Per esempio, possiamo essere consapevoli della natura degli Esercizi Bioenergetici e tuttavia trasformare una classe in qualcosa che non lo è più.
Perciò adesso mi piacerebbe cambiare il rilievo nella domanda del titolo del saggio per chiedere: che cos’è una classe di Esercizi di Bioenergetica?
Background
Prima di condurre classi di Esercizi Bioenergetici la mia esperienza nel campo della Bioenergetica è consistita di tre anni di Analisi Bioenergetica con Alexander Lowen.
Il mio lavoro professionale si svolgeva nell’ambito teatrale con una vasta esperienza di insegnamento.
Durante il periodo in cui fui in terapia con il dottor Lowen fondai e divenni il direttore artistico del “West Side Actors Workshop and Repertory” di New York, dove formai attori e scrissi e diressi opere per il nostro teatro stabile. Geograficamente eravamo situati Fuori-Broadway, ma la nostra collocazione in relazione alla dimensione culturale era fuori Fuori-Broadway, con tutta la libertà di sperimentazione che ciò consentiva!
L’attore è “il proprio strumento” e la sua formazione implica le azioni di “accordare”, “regolare la tensione” e “aprire” lo strumento; ciò comporta anche l’aiuto ad aumentare la propria capacità di espressione emozionale e, a tal fine, a liberarsi sia dai blocchi fisici che da quelli psicologici.
Così si tratta di un tipo di insegnamento molto particolare, per molti aspetti non scollegato dalla psicoterapia, sebbene con delle differenze di grande rilievo.
È significativo che anche in questo lavoro il risultato stia in sottili, ma fondamentali, distinzioni.
Il lavoro con l’attore è finalizzato ad aiutarlo ad acquisire tecniche di recitazione: l’abilità nell’arte di recitare.
Il suo scopo quindi non è la psicoterapia, anche se il suo lavoro per l’acquisizione e la pratica di questa abilità è terapeutico di per sé.
In modo simile le classi di Esercizi di Bioenergetica non dovrebbero essere finalizzate a dare psicoterapia ai partecipanti anche se, quando siano condotte in modo corretto, le classi sono indubitabilmente (e giustamente) terapeutiche.
Negli ultimi due anni del mio lavoro a New York usai alcuni esercizi e tecniche bioenergetici con l’approvazione e l’incoraggiamento del dottor Lowen. Nelle lezioni usammo il cavalletto bioenergetico per aiutare la respirazione. I cavalletti furono anche collocati nei camerini del nostro teatro, usati regolarmente dagli attori, non soltanto durante le prove ma anche prima e talvolta persino durante le rappresentazioni, cioè tra gli atti. Poiché la tensione è il rischio professionale dell’attore e poiché una ricca espressività emotiva richiede una respirazione piena e profonda, l’efficacia dell’aiuto dato agli attori con tecniche bioenergetiche può essere immaginata da chiunque abbia familiarità con esse. Tuttavia, sia durante una lezione come insegnante che nel corso di una prova come direttrice, mi curai di tenere in mente la distinzione tra l’insegnare una abilità, come il lavorare con un attore sul suo ruolo in una recita usando alcune tecniche bioenergetiche per questo scopo, da un lato, e l’uso di tali tecniche per dare psicoterapia dall’altro. La funzione dell’insegnante di recitazione è quella di aiutare l’attore ad acquisire un’abilità per diventare un attore indipendente. Non è quella di andare alla ricerca di gratificazioni rendendo l’attore emozionalmente e artisticamente dipendente dal suo insegnante.
Un lavoro sul corpo non vale l’altro, c’è cosa e cosa
La mia formazione prima della terapia ha incluso una grande quantità di lavoro corporeo. Ho studiato danza da bambina (danza classica) e da adulta (danza moderna) e ho praticato molti sport.
Questo tipo di coinvolgimento con il corpo, come ben presto imparai, nell’Analisi Bioenergetica può divenire ciò che ora chiamerei una “soluzione schizoide”.
Il dottor Lowen ha sottolineato che molti ballerini di straordinaria abilità, che sono in grado di eseguire movimenti virtuosistici, sono completamente privi di sentimenti corporei. Cionondimeno, questo tipo di esperienza conferisce un’utile conoscenza tecnica circa il corpo e il suo allineamento, mentre è fermo o in movimento.
L’esperienza riguardo i movimenti corporei può anche essere un utile retroterra per il futuro conduttore di classi di Esercizi Bioenergetici, come mezzo per fare e mantenere distinzioni competenti tra i movimenti corporei per sé (come nella danza, nella ginnastica e negli sport) e i movimenti corporei che vengono effettuati attraverso lo specifico approccio bioenergetico.
Ciò significa che un retroterra di esperienza di danza o di ginnastica o di sport (o di tutti e tre) è ovviamente insufficiente di per se stesso, ma deve essere seguito da un vasto lavoro bioenergetico.
Può essere interessante aggiungere che la danza che studiai da adulta fu presso il “Marta Graham School of Contemporary Dance“. In quel periodo era Marta Graham stessa a insegnare. Lo specifico punto interessante consiste nel fatto che la tecnica Graham è rinomata per il modo in cui spinge i ballerini ad avere una relazione con il terreno. Le figure di caduta della Graham sono famose per la loro bellezza e sono usate sia in coreografia che nelle lezioni tecniche. La tecnica stessa viene studiata a piedi nudi, sebbene nell’eseguirla i ballerini possano indossare calzature come parte del loro costume nei pezzi teatrali. In ogni caso, c’è una continua identificazione della realtà del suolo, “spingendo” consapevolmente e fisicamente con i piedi contro il suolo per effettuare balzi o salti, oppure correndo, o impennandosi.
La stessa Graham ebbe a sottolineare che nella danza classica lo sforzo dei ballerini non è teso semplicemente a sfidare la forza di gravità, ma a creare l’illusione che non esista.
Nel suo lavoro, per contrasto, c’è una costante accettazione e affermazione della gravità e una continua relazione dei ballerini con questa realtà fisica: quando si balza via dal suolo o si cade verso di esso, quando ci si muove attraverso la superficie del terreno o si rimane semplicemente calmi.
Nello stesso tempo, la tecnica Graham non coinvolge i ballerini in un “grounding” – nel senso di Lowen – è lontana da ciò. L’enfasi è sullo “spingere su” con i muscoli del ventre ed è questo “spingere su” (e “dentro” come risultato) che permette lo svolgimento di figure di caduta così meravigliosamente controllate e di figure di nuova risalita ugualmente stupende. Nel lavoro di Lowen l’enfasi è sul “fare scendere” e ciò comporta il lasciare la pancia “fuori”.
La modalità di ciascuno nell’usare la relazione con il suolo potrebbe essere usata come l’illustrazione di una delle molte differenze tra il teatro e la terapia.
Nel lavoro della Graham gli esecutori creano ed elargiscono un forte elemento fisico estetico-visivo, che causerà una reazione cinestesica ed emozionale negli spettatori coinvolti.
Nel lavoro di Lowen è la persona stessa a essere impegnata in un movimento fisico e in un’attività muscolare che approfondisce il suo respiro e causa reazioni emozionali all’interno di se stessa. Ciò accade senza alcun coinvolgimento dovuto a elementi visivi o estetici, né per la proiezione di un’esperienza verso spettatori coinvolti.
Così, mentre è storicamente interessante che il lavoro della Graham e quello di Lowen si siano sviluppati entrambi intorno allo stesso periodo del ventesimo secolo ed entrambi abbiano un consapevole e fondamentale rapporto con la terra, essi non sono la stessa cosa.
Quando studiavo e lavoravo a New York, avevo notato che alcuni usavano seguire poche lezioni con uno dei grandi tra gli insegnanti di recitazione, come Lee Strasberg o Gene Frankel, e poi abbandonavano le proprie ambizioni di attore e decidevano di aprire la propria scuola privata di recitazione.
Erano degli insegnanti auto-riconosciuti con un’insufficiente esperienza di lavoro come di vita.
Normalmente avevano una qualche conoscenza della psicoanalisi, se non per esperienza personale almeno a livello teorico.
Nelle loro lezioni gli esercizi di “apertura” venivano usati in modo tale (per inesperienza o con intenzione) da rendere l’apprendista un attore emotivamente dipendente dal suo insegnante mentre, come ho asserito, il loro uso pienamente adeguato all’interno di un autentico metodo di insegnamento è quello di rendere capace l’attore di diventare un artigiano indipendente.
Già a quei tempi, lavorando in campo teatrale, la capacità di fare distinzioni o piuttosto la mancanza di questa abilità, che osservai dovunque, era la mia forma di “fissazione”, che abbastanza stranamente doveva applicarsi più tardi, nel campo dell’Analisi Bioenergetica, relativamente (per esempio) alla differenza tra le classi di Esercizi di Bioenergetica e le terapie di gruppo di Analisi Bioenergetica.
Credo che questo retroterra m’aiutò a offrire la prima classe di Esercizi Bioenergetici a Roma (prima che il manuale di Esercizi di Bioenergetica di Alexander e Leslie Lowen venisse scritto) in modo tale da far sì che questa distinzione essenziale fosse fatta, e mantenuta.